L’Osservatorio, uno sguardo verso la “Via Autonoma”
Gli importanti passi avanti registrati anche nel nostro Paese sulla problematiche di fine-vita si accompagnano ad un costante affinamento della terminologia che contribuisce a definire con chiarezza i diversi trattamenti disponibili o auspicabili per migliorarne la qualità e la dignità.
Tuttavia questa opportuna elaborazione lessicale prende in esame esclusivamente situazioni di fine-vita nelle quali è sempre coinvolta la medicina, interpellata in precedenza dal malato per curare la malattia divenuta poi inarrestabile e inguaribile.
Si tratta cioè di un fine vita caratterizzato da particolari condizioni definite ‘requisiti di appropriatezza’ che legittimano il ricorso alla Sedazione Palliativa Profonda Continua (SPPC) e, laddove sono consentiti, al Suicidio Medicalmente Assistito (SMA) o all’Eutanasia Attiva Volontaria.
Requisiti dei quali spetta al medico verificare la contestuale sussistenza, e che sono sostanzialmente:
1) una malattia inguaribile senza possibilità di miglioramento
2) una sofferenza fisica o psichica intollerabile e refrattaria ad ogni trattamento.
3) una condizione terminale con prossimità della morte.
Non altrettanto esaminato dalla letteratura bioetica è un altro tipo di fine vita, non direttamente riconducibile a un determinato stato morboso inguaribile, inarrestabile e intollerabile, quanto piuttosto all’inevitabile avanzare dell’età.
Un fine vita che non interrompe tragicamente un progetto di vita ma che, in linea di massima, lo completa, ovvero lo porta a compimento.
Come ha osservato il Segretario di Libera Uscita Leon Bertrand, nell’opuscolo intitolato ‘Nuovi scenari sul fine vita in Italia’ “anche laddove le cure palliative e l’assistenza medica al morire è stata legalizzata, una piccola percentuale di persone non trova in tutto questo la risposta che cerca, ovvero la possibilità, arrivate a una certa età, di scegliere liberamente di morire senza dover ricorrere a tragici suicidi.”
Il filosofo bioeticista Giovanni Fornero, autore dell’importante volume “Indisponibilità e disponibilità della vita, una difesa filosofico giuridica del suicidio assistito e dell’eutanasia volontaria ”, ha scritto che “ oggi oltre che di eutanasia consensuale e di suicidio assistito si comincia a parlare anche di “auto-eutanasia” intendendo con ciò, la possibilità di porre deliberatamente fine alla propria vita sotto la propria regia, e quindi senza il coinvolgimento dei medici. ”
L’argomento non è nuovo visto che già un articolo pubblicato nel 1991 da un ex consigliere della Corte suprema olandese Huib Drion aveva lanciato l’idea di un’ipotetica pillola con la quale un anziano avrebbe potuto congedarsi dalla vita in modo dignitoso e pacifico, al momento opportuno.
Di recente la tematica è tornata ad essere oggetto di interesse in Olanda da parte di chi ritiene importante poter disporre di un’alternativa alla morte medicalmente assistita, una “Via Autonoma” in grado di valorizzare al massimo l’autodeterminazione delle persone e di eludere ogni forma di eterodipendenza, talvolta causa di umilianti e vane attese.
Venendo a noi, ci siamo chiesti se, pur trattandosi di una tematica futuribile in un Paese come il nostro che non dispone ancora di una Legge sulla morte medicalmente assistita (MMA), non possa essere proprio Libera Uscita, che afferma nel suo statuto il proposito di “sostenere i processi di liberazione dell’uomo da ogni forma di costrizione […] con particolare riferimento alle scelte di fine vita” l’ambito più appropriato per iniziare a raccogliere documentazioni, osservazioni, testimonianze e dubbi su questo versante.
Per questo Libera Uscita ha deliberato alla fine del 2020 l’istituzione di questa pagina denominata ‘Osservatorio’, proprio per osservare quanto si registra su questo terreno, accostando alla limitata documentazione disponibile, riflessioni filosofico esistenziali, e testimonianze diversamente orientate.
Il tutto con una duplice finalità:
1) promuovere una riflessione etico-filosofica sulla qualità del fine-vita nei grandi anziani del nostro Paese.
2) favorire una riflessione sulla “Via Autonoma” nella convinzione mutuata dal filosofo Eugenio Lecaldano che “l’accettazione del suicidio razionale rappresenta sul piano etico-filosofico la premessa di qualsiasi accettazione dell’eutanasia.”