SEDAZIONE TERMINALE

La Sedazione Palliativa Profonda Continua non è eutanasia

 

La Società Italiana di Cura Palliative (SICP) ribadisce che la Sedazione Palliativa Profonda Continua è un trattamento palliativo di sintomi refrattari ai consueti trattamenti, legittimo sia sul piano etico-deontologico sia su quello legale, che fa parte, da sempre, delle cure palliative.

Infatti, la Sedazione Palliativa Profonda Continua è una terapia necessaria per conservare la dignità delle le persone che, al termine della loro vita, presentano sintomi (dolore, fame d’aria, delirio, eccetera) che non rispondono ai consueti trattamenti; essa è pertanto non solo legittima ma anche doverosa sia sul piano etico-deontologico sia su quello legale.

Un’ampia letteratura internazionale e nazionale conferma la liceità etica della sedazione terminale/palliative di sintomi non altrimenti trattabili che provocano sofferenze intollerabili nel fine vita di tutti i malati affetti da malattie, oncologiche e non oncologiche, inguaribili.

Per quanto riguarda gli aspetti etici, in estrema sintesi si ricorda che la Sedazione Palliativa Profonda Continua differisce dall’eutanasia per almeno tre elementi cruciali:
1) l’obiettivo/intenzione della procedura (ridurre o abolire la percezione della sofferenza provocata dai sintomi refrattari),
2) i mezzi utilizzati (farmaci sedativi non letali) e per
3) l’esito finale (riduzione della vigilanza/coscienza).

Nel caso dell’eutanasia l’obiettivo/intenzione è, invece, la provocazione della morte del malato, le sostanze utilizzate sono letali per tipologia e dosaggi impiegati e l’esito è la morte indotta del malato.

Un ulteriore conferma della radicale differenza fra sedazione terminale/palliativa e eutanasia è data dagli studi scientifici che ripetutamente confermano come la sedazione terminale/palliativa non riduca la sopravvivenza dei malati, potendo in vari casi prolungarla

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