Contributo di una giovane studentessa in tema di eutanasia

Riceviamo e volentieri pubblichiamo l’articolo* di Beatrice Bevilacqua, studentessa presso l’Istituto tecnico Aldini Valeriani indirizzo informatico di Bologna, appassionata ai media, alla vita giornalistica e al tema dell’eutanasia, circostanza tanto più straordinaria quanto più l’autrice è appena maggiorenne.
La legalizzazione dell’eutanasia le interessa non per essere stata coinvolta in una esperienza diretta, ma in quanto l’affascina il tema della morte in rapporto al libero arbitrio dell’individuo.
Ritenendo che questo sia un grande passo avanti nella maturità e nella consapevolezza di una persona tanto giovane, “Libera uscita” è lieta di accogliere nel proprio sito la sua testimonianza.

*Una prima versione di questo articolo è stata pubblicata su “Giovani reporter”

Eutanasia, anche in Spagna è legale; ma in Italia?

Il 18 marzo 2021 è stato un giorno importante per la Spagna, che ha fatto un passo avanti per le libertà individuali. Insieme a Belgio, Olanda, Lussemburgo, Canada e Nuova Zelanda (da novembre), anche la Spagna ha legalizzato l’eutanasia e l’assistenza al suicidio.
Alla Camera dei Deputati, la proposta ha vinto con 202 voti a favore (una maggioranza del 58.55% ), 141 contrari e 2 astenuti.
Ma a che punto è, nel nostro paese, la discussione sull’argomento?

E in Italia?
In Italia si è parlato di eutanasia, ma senza arrivare ad alcun risultato. Cosa ci impedisce di legalizzarla?
Prima di entrare nel merito, bisogna stabilire alcune differenze tra le pratiche di cui
andremo a parlare.

L’assistenza al suicidio consiste nell’assunzione di farmaci somministrati direttamente dalla persona, sotto la supervisione di un medico.
L’autodeterminazione terapeutica consiste nell’interruzione di una cura indispensabile per la sopravvivenza della persona, nel rispetto delle volontà di essa o dei suoi legali rappresentanti, che possono essere il Fiduciario o l’Amministratore di Sostegno, non dunque per decisione medica.
L’eutanasia attiva, comunemente chiamata solo eutanasia, consiste nell’assunzione di farmaci, somministrati direttamente da un medico.

La sentenza 242/2019 della Corte Costituzionale rende di fatto legale l’assistenza al suicidio, che è possibile solo se:
1. La persona che ne fa richiesta è capace di intendere e volere.
2. La persona che ne fa richiesta soffre di una patologia irreversibile.
3. La patologia in questione causa gravi disagi fisici e psichici.
4. La persona che ne fa richiesta sopravvive solo mediante trattamenti di sostegno vitale “sempre che tali condizioni e le modalità di esecuzione siano state verificate da una struttura pubblica del SSN, previo parere del Comitato Etico territorialmente competente”.

Si aggiunge inoltre l’eutanasia per vita compiuta che si pratica ad un soggetto anziano, che non presenta per forza le caratteristiche sopra elencate, ma che ritiene che il proprio ciclo vitale sia concluso.

L’articolo 32 della Costituzione rende legale l’autodeterminazione terapeutica: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti.
Nessuno può essere obbligato a un determinato
trattamento sanitario se non per disposizione di legge”.

Tuttavia, l’articolo 579 del Codice Penale afferma: “Chiunque cagiona la morte di un uomo, col consenso di lui [c.p. 50], è punito con la reclusione da sei a quindici anni [c.p. 20, 32].
Non si
applicano le aggravanti indicate nell’articolo 61″, rendendo perciò l’assistenza al suicidio e l’autodeterminazione terapeutica facilmente contestabili, e l’eutanasia attiva del tutto illegale.

Secondo l’articolo 3 della Costituzione, ogni persona ha diritto alla propria integrità fisica e psichica.
Impedire ad un individuo di porre fine alle proprie insopportabili e irreversibili
sofferenze, non significa forse negargli questa integrità?

La vita va protetta ad ogni costo.
In special modo in italia, il pensiero cattolico si oppone più di tutti all’eutanasia, siccome prevede la conservazione incontestabile della vita in quanto tale.
Secondo l’articolo 7 della Costituzione, lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani, e non è forse esclusiva discrezione dello Stato la tutela dell’integrità dei suoi cittadini?
Tuttavia, anche molte persone non religiose condividono questo principio, ed è un’opinione legittima, ma la legalizzazione dell’eutanasia non ne causa in alcun modo la violazione, poiché nessuno è obbligato a sottoporsi ad essa.

La legalizzazione dell’eutanasia, non aumenterebbe il tasso di suicidio?
Questo è del tutto improbabile. Potremmo ipotizzare che la legalizzazione dell’eutanasia porterebbe addirittura alla diminuzione dei tanti suicidi che avvengono per motivi di salute, in quanto saper di potere essere aiutat* ad andarsene dignitosamente nel momento del bisogno, rappresenterebbe un’assicurazione sulla vita.

Inoltre, nei paesi in cui è legale, l’eutanasia è possibile solo in situazioni limite, da cui sono escluse tendenze suicide conseguenti a malattie mentali, lasciando quindi invariato il numero dei suicidi dovuti a motivi esistenziali o a patologie psichiatriche.
Per fare un discorso concreto, ipotizziamo che le persone aventi le caratteristiche che rendono disponibile l’eutanasia siano principalmente quelle che passano per la terapia intensiva.
In Italia, prima dell’emergenza pandemica, andavano in terapia intensiva 270.000 persone ogni anno.
Di queste, il 75% circa ne uscivano con danni più o meno gravi, il 20% moriva, e circa 300
ne uscivano in stato vegetativo.

Si può dire quindi che l’eutanasia sarebbe disponibile per circa l’80% delle persone in terapia intensiva (216.000), che corrisponde allo 0,36% della popolazione italiana.

La libertà di scegliere
In Italia, ci sono ancora troppi ostacoli di diversa natura che ci dividono da una vera e propria legge sull’eutanasia.
Questa mancanza di legislazione, tuttavia, non impedisce che molte persone
che ne necessitano la pratichino uscendo dal nostro paese o addirittura clandestinamente.

Il problema sta proprio qui. Una legge sull’eutanasia metterebbe per iscritto una realtà che, nei fatti, esiste già.
Non si tratta di uccidere dei malati che non lo vogliono, tantomeno incoraggiare
il suicidio.
Perché, allora, non lasciare ai cittadini la libertà di disporre in maniera autonoma
della propria integrità?

Beatrice Bevilacqua

 

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